Alexander Coggin
{80 scatti in un anno, indossando mascherine durante la pandemia}

di Federico “Mac” Macchi
{Reportage, documentaristica}

Con oltre 80 fotografie della serie “Year of the Ear”, il fotografo americano, residente attualmente nel Regno Unito, ha documentato il modo in cui le nostre identità sono state rimodellate attraverso una “nuova normalità”, in cui tutto il pianeta è stato inevitabilmente costretto ad adattarsi a seguito della attuale pandemia.

La fotografia di Alexander Coggin si concentra da sempre sulle storie della performatività della vita. Esplora i modi in cui costruiamo l’identità, curando sia il personaggio individuato sia i momenti in cui scivola e rivela l’imprevisto. Lo visualizza con urgenza e lo drammatizza con i suoi scatti, dando profondità a dettagli così spesso trascurati che solo lui riesce, con il suo terzo occhio, a cogliere così meravigliosamente.

Durante lo scorso anno, abbiamo dovuto fare i conti con tantissime cose, tra cui la minaccia e la realtà di malattie debilitanti, l’inesorabile ciclo di notizie, l’isolamento sociale e il dolore del distanziamento sociale. Ma come sarà ricordato questo tempo che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo?

“Durante la pandemia il mio mondo
e il mio pensiero fotografico
erano diventati molto più piccoli.
Cercavo di trovare modi per costruire
le mie immagini con pochi stimoli presenti,
così le orecchie mi sono sembrate
un soggetto naturale da fotografare”.

Mentre il resto di noi si perdeva nella tana del coniglio delle cospirazioni sul Covid o cuoceva infinite torte filmandole su Tik Tok, Alexander Coggin trascorreva gran parte del suo tempo camminando nelle strade di Londra  in cerca di orecchie da fotografare, chiedendo agli sconosciuti se non avrebbero avuto problemi a posare per lui 30 secondi, giusto il tempo di uno scatto.

In Year of the Ear,  il fotografo americano articola più di un momento nel tempo. Ogni orecchio è distinto e parla di come modelliamo la nostra identità, assorbendo le influenze e perfezioniando le eccentricità.  Attraverso oltre 80 immagini, il semplice orecchio diventa un microcosmo sottile ma stranamente bello che evoca i ritmi del comportamento umano.