Robert Mapplethorpe

Robert Mapplethorpe
{Estremo, maledetto e spudoratamente attratto dalla plasticità dei corpi}

di Monica Bani {Fotografa}

Dopo aver letto il recente articolo Yazu! su Patti Smith, non ho saputo resistere alla tentazione di scrivere a proposito di Robert Mapplethorpe.

Robert Mapplethorpe nasce nel Queens a New York il 4 Novembre 1946, terzo di sei fratelli in una famiglia cattolica di origini irlandesi. A 16 anni viene sorpreso a rubare una rivista pornografica gay e parlando di quella esperienza dirà che quei giornaletti erano al sua ossessione: “Erano sigillati, il che li rendeva anche più sexy; perché non li potevi vedere” e ancora “Pensavo che se avessi potuto in qualche modo renderli arte, se avessi potuto mantenere quella sensazione, avrei creato qualcosa di unicamente mio”.

Nel 1963 si iscrive al Pratt Institute di Brooklyn prima al corso per pubblicitario che abbandonerà e qualche anno dopo si iscrive ad arti grafiche, più per accedere ad un prestito per studenti che per vero interesse. Nel 1970 abbandona definitivamente gli studi e inizia la sua carriera di fotografo. L’incontro con Patti Smith risale al 1967. Si incontrano quasi per caso, ma si riconoscono subito: due anime tormentate, inquiete che sentono di avere grandi progetti da realizzare. Ne nascerà un’amicizia che durerà fino al giorno della sua morte, avvenuta il 9 Marzo 1989.

Patti Smith scriverà di lui nel suo libro Just kids: “Osservare i suoi progressi era gratificante, poiché mi sentivo parte della sua crescita creativa. Il credo che sviluppammo come artista e modella era semplice: ho fiducia in te, ho fiducia in me stesso.”

Ed anche la canzone Wind leaves è un brano ispirato a lui, che però non gli fece mai ascoltare.

L’opera fotografica
di Robert Mapplethorpe
è molto provocatoria,
ma del resto ha vissuto la vita
all’insegna della provocazione
e della trasgressione.

Estremo, maledetto e spudoratamente attratto dalla plasticità dei corpi. Le sue prime foto sono scatti che raccontano la sua vita sadomaso con un taglio narrativo classico, ma ben presto lo stile di Mapplethorpe si dirige verso un’estetica più raffinata, pur rimanendo scandalosa.

Da vita ad una sorta
di pornografia rinascimentale.
Il corpo è al centro dell’universo.

Nelle sue fotografie alcune parti del corpo si intrecciano con altre in modo diretto ma inusuale. Robert, a mio avviso, purifica il gesto dal suo aspetto pornografico, mettendone in risalto la dimensione scultorea e plastica; ma questo non ha evitato l’insorgere dei puritani che hanno invocato la censura davanti alle sue fotografie.

Anche nelle serie di primi piani dedicati ai fiori Mapplethorpe si concentra sull’aspetto sessuale del soggetto: in fin dei conti ricordiamoci che i fiori sono gli organi sessuali delle piante!

Queste fotografie sono estremamente raffinate e stilizzate e Mapplethorpe si dedica, con grande creatività ed un pizzico di ironia, ad immortalare gli organi riproduttivi delle piante, richiamando i suoi lavori in un certo qual modo i suoi lavori sul corpo umano.

“Pensavo che se avessi potuto in qualche modo renderli arte, se avessi potuto mantenere quella sensazione, avrei creato qualcosa di unicamente mio”