RED MATTER

RED MATTER
{Terrore nello spazio profondo}

di Cinzia Mantero {Gamer & Otaku}

Ci siamo, siete pronti per una nuova avventura. Avete indossato il vostro oculus rift, o il playstation VR. I moves sono ben saldi nelle vostre mani. Li sentite, quei passi distanti e il cigolare dei portelli dell’astronave?
No, direi di no. Come potreste? D’altronde, siete nello spazio e più precisamente sull’inospitale luna di Saturno, Rhea.

Fa anche freschino, siamo sui duecento gradi sotto lo zero e avete appena eseguito un mirabolante atterraggio (…allunaggio?) d’emergenza nei panni della spia Epsilon, incaricata di esplorare una base abbandonata e l’unico suono che vi giunge alle orecchie è il vostro stesso respiro, con il battito del vostro cuore…

Inizia così Red Matter, videogioco in realtà virtuale prodotto dalla casa indipendente spagnola Vertical Robot, uscito nel Dicembre del 2018, che riscosse un discreto successo di critica e pubblico, soprattutto per la grafica (di ottima resa anche sulla playstation) e per le meccaniche di gioco, originali ed intuitive. Muoversi ed afferrare gli oggetti per osservarli e farli ruotare riesce piuttosto naturale, opzione che non tutti i giochi di questo genere hanno.

Si tratta di un gioco ad enigmi, con una particolare atmosfera volta a procurare ansia più che paura; le sequenze sugli ascensori sono claustrofobiche quanto basta e quelle a gravità zero assolutamente spettacolari.

Basteranno pochi passi all’interno della base abbandonata per accorgerci che non siamo soli e che gli occupanti non sono propriamente usciti per sgranchirsi le gambe e….
Hey! Non sono fori di proiettile quelli sul vetro?

Il vostro compito sarà recuperare alcuni documenti, perché, in questo futuro distopico la Guerra Fredda non è mai finita, e la voce che vi guida nell’interfono della tuta spaziale ha fretta, sempre più fretta…
La base è stata inoltre invasa dalla “materia rossa” del titolo, una misteriosa sostanza (aliena? viva?) naturalmente letale. I testi che troverete in giro per la base e che vi aiuteranno nella soluzioni degli enigmi, sono scritti in un linguaggio inventato dagli sviluppatori (un po’ alla Tolkien, per intenderci), un misto fra cirillico e greco; sarete comunque attrezzati con un pratico traduttore istantaneo.
La trama procede in un crescendo di situazioni angoscianti, per terminare nel delirante finale…che non rivelerò.

Peccato solo per la lingua di testo e doppiaggio: sono disponibili solo l’inglese e lo spagnolo.
Per chi apprezza il genere esiste un intero filone di questo tipo di produzioni; particolarmente interessante è Downward Spiral: Horus Station (3rd Eye Studio), che spero di aver presto occasione di provare.

Il vostro compito sarà recuperare alcuni documenti,
perché in questo futuro distopico la Guerra Fredda non è mai finita e la voce che vi guida nell’interfono della tuta spaziale ha fretta, sempre più fretta…