Bob & Doug alla conquista dello spazio

Bob & Doug alla conquista dello spazio
{Riflessioni di post-pre-futurismo}

di Pancras Ætius McMorris {Linux Evangelist – Londra}

Nel 2010, il programma spaziale dello Space Shuttle volgeva al termine. Tra successi, primati e tragedie, lo Shuttle ha dominato la storia dell’esplorazione spaziale con persone a bordo per trent’anni.

Facciamo un esercizio concettuale. Torniamo indietro di 10 anni, e facciamo previsioni spaziali di questo tipo:

  • La NASA non sarà il fornitore del servizio di lancio spaziale, ma il cliente
  • Il proprietario dell’azienda che lancerà missili riciclabili nello spazio si occuperà anche di auto elettriche, batterie per immagazzinare l’energia solare, intelligenza artificiale, gallerie sotterranee cittadine per il transito veloce delle automobili, enormi tubi sottovuoto per il passaggio veloce dei treni da una città all’altra
  • Le tute spaziali saranno disegnate dal costumista di Batman, Wolverine e Wonder Woman
  • L’interfaccia utente usata dai piloti ricorderà quella dei videogiochi e la cabina di pilotaggio sarà così semplice da usare che tutti potranno provarla da casa
  • Il sistema operativo usato per la navicella sarà disponibile gratuitamente e liberamente modificabile e lo stesso sistema operativo gestirà tutto dalla maggior parte di internet,  cellulari, orologi e lavatrici
  • La Forza Spaziale degli Stati Uniti avrà un logo che assomiglierà a quello della serie Star Trek
  • Chiameremo gli astronauti per nome, non per cognome, titolo o rango e ne seguiremo le avventure in diretta su internet, metro per metro

Quali di queste previsioni si sono avverate nel 2020?

Grazie ai secchioni come Linus Torvalds, ai creativi come José Fernandez e ai visionari come Elon Musk, tutte queste cose sono successe nell’arco di dieci anni.
Orbene, ognuno di questi punti meriterebbe un saggio a sé, ma quello che mi ha colpito di tutta questa situazione è il potere esplosivo (una volta tanto in senso buono) che hanno i visionari, i secchioni e i creativi, quando lavorano assieme per creare un futuro migliore.

{I visionari}

Prendiamo Elon Musk ad esempio. Ovviamente sto semplificando la faccenda, ma più o meno nella sua testa è successa una cosa simile, come ha raccontato lui stesso. Un giorno ci ha pensato su:

“OK, il genere umano deve andare a vivere sopra più di un pianeta per far sì che le nostre probabilità di sopravvivere siano massimizzate. Il pianeta più sensato è Marte. Per andare su Marte, ci vuole una tecnologia affidabile e dai costi accettabili. Per avere costi accettabili, ci vogliono astronavi che possono essere riutilizzate. Per avere tecnologie affidabili, dobbiamo provare e riprovare facendo diversi tentativi finché non eliminiamo quasi tutti i fattori sorpresa”.

Ecco come è nata Space X. Per i più distratti, si tratta di una società che lancia razzi nello spazio. E scusate se è poco. Per i più attenti, è il primo passo per far sì che l’umanità diventi una specie multiplanetaria.

Elon Musk non è nemmeno nella lista delle persone più ricche al mondo secondo Forbes. Eppure Elon Musk dice con scioltezza che un giorno andremo su Marte,  Armancio Ortega (Zara) invece ci ricorda che ci sono capi nuovi ogni 2-3 settimane nelle sue catene di negozi di abbigliamento. Uno è un visionario, l’altro è un miliardario.

Dove Ortega usa le sue semi-infinite risorse per pagare stilisti che disegnano una giacca che probabilmente non ci serve, Musk usa i suoi mezzi per incoraggiare i creativi a disegnare tute spaziali belle e funzionali. Musk ha detto di volere tute spaziali così per ispirare le future generazioni di esploratori spaziali.

Dove lo Space Shuttle della NASA aveva una cabina di pilotaggio complicata come ci si può aspettare, il Crew Dragon di SpaceX assomiglia di più a una console di Star Trek o un videogioco tipo Halo.

L’interfaccia è così semplice che il simulatore è usabile da casa con un normalissimo browser e chiunque può provare ad agganciarsi alla stazione spaziale internazionale con gli stessi comandi usati da Bob e Doug.

Eh, sì, Bob and Doug. Grazie ai Social Media, siamo diventati così familiari con i loro nomi che non solo i ranghi militari, ma anche i loro cognomi sono spariti.

Grazie alle dirette streaming della NASA su YouTube, tutti gli interessati sono potuti rimanere incollati ai teleschermi, ai computer, ai tablet e ai telefoni per seguire tutte le 19 ore dal lancio all’attracco. Anche questo differenzia fondamentalmente le missioni spaziali moderne da quello che succedeva fino a pochi anni fa.

{I secchioni}

I visionari sanno dove vogliono arrivare, ma spesso non sanno esattamente come farlo.
I secchioni sono bravissimi a risolvere problemi, spesso ossessionati dalla sfida e ripagati dal solo fatto di averla risolta in astratto.

Elencare tutte le tecnologie impiegate da una missione spaziale è pressoché impossibile per i comuni mortali, tuttavia due di queste meritano particolare attenzione: Linux, il primo sistema operativo liberamente usabile e modificabile di successo e la stampa 3D, usata ad esempio per i caschi delle tute spaziali e parti della capsula.

Linux e le stampanti 3D hanno in comune che entrambe le tecnologie sono state inventate da secchioni, Linus Torvalds e Chuck Hull rispettivamente.

Lo hanno fatto perché avevano dei problemi loro da risolvere, ma quello che hanno fatto è stato ripreso da centinaia, migliaia di altri esseri umani ed è stato amplificato, adattato, elevato per tantissime altre applicazioni.

Il bello è che i principi di libertà di uso, modificabilità e adattabilità di Linux sono stati ripresi dal mondo delle stampanti 3D e ora esistono stampanti 3D che possono stampare copie di sé stesse! Immaginate quanto questo sarà importante nello spazio quando in futuro le basi spaziali dovranno essere in grado di autoripararsi.

{I creativi}

Dulcis in fundo, i creativi. Spesso bistrattate nel mondo della tecnologia e della scienza come persone con la testa fra le nuvole, incostanti e meteoriche, le persone creative ricoprono un ruolo simbiotico assieme ai visionari e ai secchioni. Non lo dico io, lo dice la scienza stessa.

Molti degli elementi usati da SpaceX esistevano già come elementi di fantascienza e design, immaginati da creativi prima ancora di diventare realtà solide e concrete.

Le tute spaziali sono forse l’esempio più evidente: disegnate da José Fernandez i cui lavori fino a quel punto erano prevalentemente scenografici, in collaborazione coi visionari e i secchioni di cui sopra. Finalmente delle tute spaziali belle e funzionali, ispirate direttamente dalla fantascienza.

L’interfaccia utente di Crew Dragon è quasi interamente fatta con schermi touch estremamente simili a quelli che i creativi ci hanno abituato dai tempi di Star Trek – The Next Generation in poi.

Pur essendo io un secchione, mi sono sempre chiesto come mai sono così affascinato dalle persone creative.
Pur avendo i miei (modestamente) superpoteri tecnologici, mi sono sempre chiesto come mai i superpoteri creativi
li ho sempre considerati
da ammirare molto di più.

La risposta mi è arrivata vedendo questo video: il modo in cui immaginiamo le cose influenza ciò che creiamo, come vediamo in quello che fa SpaceX. Ed è questo il superpotere che tanto ammiro dei creativi.

Non è solo questione di immaginare cose.
È questione di immaginare
un futuro migliore.
A forza di immergerci in visioni distopiche del futuro, noi umani abbiamo una certa inclinazione a farlo succedere.

Ma i creativi hanno il potere di darci la possibilità di vedere una vita migliore, attraverso oggetti che risolvono problemi di tutti i giorni, o accompagnandoci da qui a Marte.

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