The Plastic Waste Crisis

The Plastic Waste Crisis
{Il problema dei rifiuti di plastica peggiora a causa della pandemia di Covid19}

di Micaela Antozzi {Art Director Weblicity.net}

Quasi sei miliardi di tonnellate di plastica sono rimaste sulla nostra terra, nell’aria e nell’acqua. La produzione e l’uso della plastica sono ormai integrati nell’economia globale e nel nostro ambiente naturale. Questa “cultura dei rifiuti” è chiaramente pericolosa e insostenibile.

La plastica è un materiale inerte, impermeabile, infrangibile e leggero (quando viene gettata come rifiuto galleggia in acqua), impiega tempi lunghissimi per distruggersi e soprattutto, ogni pezzo prodotto a partire dalla sua creazione nel 1856 esiste ancora oggi, tranne una piccola parte… che abbiamo bruciato in gas velenosi.

Dire alle persone ciò che possono buttare e riciclare è importante, ma le aziende e i governi che operano nel settore della crescita non vogliono affrontare il vero problema: “la grande (e crescente) quantità di oggetti di plastica che la gente compra, usa e poi butta via”.
Oggetti e cose che magari non desideravamo affatto, ma poichè siamo constantemente bombardati dalla pubblicità, siamo persuasi che “più compriamo, più appaganti e soddisfacenti saranno le nostre vite”.

Il recente documentario intitolato “The Story of Plastic, diretto da Deia Schlosberg e prodotto da Stiv Wilson, offre uno sguardo radicale sulla crisi provocata dall’uomo per l’inquinamento della plastica e dall’effetto mondiale che questa devastazione ha sulla salute del nostro pianeta.
Attraversando tre continenti, il documentario illustra questa catastrofe in corso: campi pieni di montagne di spazzatura, fiumi e mari intasati da rifiuti e cieli soffocati dalle emissioni velenose per la produzione e  la lavorazione della plastica.

Il problema dei rifiuti di plastica è peggiorato a causa della pandemia di coronavirus

Questa pandemia da Covid-19
ci ha offerto insoliti benefici ambientali:
aria più pulita, minori emissioni di carbonio e una tregua per la fauna selvatica e non abbiamo mai avuto possibilità migliori come in questo momento per cambiare le nostre abitudini

E invece? Da una parte, il risveglio della natura (durante il lockdown) con cieli tersi nelle città che solitamente avevano una forte presenza di gas e smog e successivamente (dopo il lockdown) tonnellate di oggetti utilizzati per contenere i contagi, non sono mai stati differenziati o smaltiti correttamente.

E nella distrazione generale, il conto da pagare ogni giorno che passa,
sta diventando sempre più salato.
Per tutto il pianeta e per chi lo abita.

Quando (anche) i designer di tutto il mondo ci incoraggiano a ridurre la plastica

Per fortuna anche i designer di tutto il mondo ci stanno incoraggiando a ridurre la plastica monouso, reinventando bottiglie d’acqua riutilizzabili, innovative, creative e soprattutto ecologiche.

Lo slogan da sostenere è: “Una bottiglia per la Vita” e il suo il payoff: “Bevi più acqua e possiedi un oggetto funzionale, di design ecosostenibile”

Un progetto fra tanti che mi ha colpito molto è del designer italiano Emanuele Pizzolorusso con “Phil the bottle”
Una serie di borracce con con una resina plastica priva di Bpa (bisfenolo A) e al 100% riciclabile, dedicate a 18 città del mondo: Amsterdam / Atene / Barcellona / Berlino / Boston / Copenaghen / Firenze / Friburgo / Kyoto / Lisbona / Londra / Madrid / Milano /New York / Parigi / Roma / Tokyo / Venezia.

Realizzate per un brand di Firenze, le borracce riportano sul retro una mappa dell’acqua “plastic free”, sempre a portata di mano e con le indicazione dei luoghi dove poterle riempire in ogni città; ricordandoci il nostro rapporto privilegiato con l’acqua: il più prezioso e spesso dimenticato dei beni pubblici.

Questo progetto è anche un invito divertente a utilizzare più rubinetti e meno acqua in bottiglia.