Lei, lui e…
{Quando definire il genere non è necessario}

di Åsa Björklund {Malmö – Svezia}

Mi raccontava qualche anno fa, un amico ingegnere italiano, all’epoca dipendente di un’azienda multinazionale di Trelleborg (cittadina di meno di 30mila abitanti sulla costa a sud di Malmö), di alcuni simpatici episodi avvenuti nel corso dei suoi viaggi verso la sede aziendale. Tra questi ricordo con un sorriso, quello relativo a un taxista di origini extra-scandinave che non riusciva a capacitarsi dell’esistenza nella lingua svedese, a dire il vero non da tutti accettata, di un pronome specifico per indicare gli individui senza riferirsi al genere femminile “hon” (lei) o a quello maschile “han” (lui).

Stiamo parlando del pronome hen, la cui origine viene identificata nel pronome finlandese hän, riferito a qualsiasi genere, essendo quella finlandese una lingua priva di genere.

Si pensa che l’introduzione di questo pronome nella lingua svedese , risalga agli anni ’60 quando il linguista Rolf Dunås per primo suggerì, su un quotidiano locale, la necessità di introdurre un pronome di genere neutro.

Nei decenni successivi l’utilizzo è rimasto circoscritto all’interno di alcuni ambienti accademici o anche in specifici gruppi di attivisti dove la parità di genere e il termine “Queer”, assumevano grande rilievo.

Il dibattito sull’utilizzo di questo pronome entrò nel vivo, all’interno dei principali media svedesi, solamente nel Gennaio 2012 quando venne pubblicato un libro per bambini di Jesper Lundqvist “Kivi och Monsterhund” (Kivi e Canemostro). Nella stesura del libro, l’utilizzo dei pronomi maschili e femminili è stato completamente sostituito dal neutro hen per tutti i personaggi presenti.

Da allora il dibattito non si è mai definitivamente concluso: pur essendo la Svezia un paese tendenzialmente progressista, esistono comunque più orientamenti al suo interno. Prese di posizioni ufficiali possono avere un effetto eccessivo e dirompente ed è sconsigliabile trascurare completamente le opinioni delle schiere conservatrici. Come spesso accade, le rivoluzioni e le conquiste meglio riuscite sono quelle che avvengono tramite piccoli e costanti passi, senza grandi scossoni.
Di sicuro è stato osservato che l’utilizzo del pronome neutro ha riscontrato maggiore successo tra le giovani generazioni e all’interno delle aree urbane di maggiore densità e sviluppo.

E voi cosa ne pensate? Siete a favore o contro l’esistenza di un pronome privo di genere? Oppure ritenete sia del tutto indifferente? Apriamo il dibattito: a voi lo spazio per i commenti.