Burakku Kigyō {le Black Companies del Giappone}

di Micaela Antozzi {Art Director}

Le Burakku Kigyō dette anche Black Companies rappresenta un fenomeno davvero inquietante nel panorama lavorativo in Giappone. Un termine utilizzato per descrivere aziende che adottano pratiche abusive, sfruttando il proprio personale. Queste imprese adottano metodi scorretti che generano un ambiente di lavoro oppressivo, compromettendo la salute e il benessere dei dipendenti.

La cultura del lavoro giapponese, che spesso glorifica il sacrificio personale, rende difficile per i lavoratori rivendicare i propri diritti.

Orari di lavoro estremi, spesso ben oltre le 40 ore settimanali, senza alcun riconoscimento per il lavoro straordinario. I dipendenti si trovano a fronteggiare una pressione costante, dovuta a obiettivi irrealistici e a un clima aziendale che privilegia la produttività a discapito della salute mentale e fisica. È comune che i lavoratori si sentano obbligati a rimanere in ufficio anche dopo l’orario lavorativo, per dimostrare il proprio impegno e la propria dedizione all’azienda, sviluppando un fenomeno noto come “karoshi“, ovvero “morte per eccesso di lavoro”.

Il fenomeno del karoshi non riguarda solo la morte per un lavoro estenuante in fabbrica o per gli incidenti nei cantieri dovuti alla scarsa sicurezza, ma interessa soprattutto impiegati in giacca e cravatta che perdono la vita per ictus, infarto o suicidio dopo aver superato i loro limiti.

Riconosciuto alla fine degli anni ’60, il karoshi emerse quando un giovane del dipartimento di spedizioni di una grande compagnia di giornali giapponese morì per un ictus, un evento raro per la sua età. Si comprese così che un carico di lavoro eccessivo può avere conseguenze gravi sulla salute. Da quel momento, i casi di karoshi hanno innescato conflitti tra i familiari delle vittime e le aziende, che tentano di minimizzare la questione.

L’aumento dei casi di stress e burnout tra i lavoratori,
ha portato a un calo della produttività
e a una crescente insoddisfazione

In questo contesto, la mancanza di diritti fondamentali per i lavoratori è allarmante. Molti dipendenti delle burakku kigyō non hanno accesso a ferie retribuite o permessi, costringendoli a rinunciare a momenti di riposo e recupero. Le relazioni interpersonali all’interno di queste aziende possono rivelarsi tossiche, creando un ambiente dove il supporto tra colleghi è sacrificato sull’altare della competizione. La cultura del lavoro giapponese, che spesso glorifica il sacrificio personale, rende difficile per i lavoratori rivendicare i propri diritti

In un paese rinomato per la sua etica del lavoro
e la dedizione, le burakku kigyō si manifestano
come un’ombra minacciosa nel contesto
professionale in Giappone

LE “SLEEPING CAPSULES” O CAPSULE HOTEL
Anche le “sleeping capsules” strutture, progettate per offrire un riposo veloce e temporaneo, rappresentano la risposta a un problema sempre più diffuso: la mancanza di tempo e spazio. Sono diventate un simbolo del moderno panorama lavorativo giapponese, soprattutto in relazione al fenomeno delle burakku kigyō.

In Giappone, molti dipendenti si trovano a lavorare in ambienti opprimenti, con orari estremi e pressioni elevate, in questo contesto, le capsule per dormire offrono una soluzione temporanea per chi non può tornare a casa in tempo, permettendo di recuperare un minimo di sonno tra un turno e l’altro.
Piccolissime e progettate in modo compatto e funzionale, le sleeping capsules, hanno una forma rettangolare o ovale, realizzate in materiali leggeri, come plastica o legno. All’interno, ogni capsula è dotata di un materasso imbottito e cuscini per garantire comfort, spesso accompagnati da lenzuola e coperte. Per assicurare una buona circolazione dell’aria, sono dotate di aperture che mantengono l’ambiente fresco. Offrono anche privacy grazie a pareti o tende, creando uno spazio tranquillo per il riposo. Alcuni modelli possono includere luci LED, prese di corrente e porte USB per ricaricare dispositivi.
Tuttavia, questa situazione mette in luce un problema più ampio: la necessità di un equilibrio tra vita professionale e personale. Dormire in capsule a forma di alveare non è una vera soluzione alle conseguenze del lavoro eccessivo, ma piuttosto una risposta a una crisi culturale che glorifica il sacrificio e l’impegno a discapito della salute.
La diffusione di queste strutture ricettive evidenzia come la società giapponese stia cercando di adattarsi a condizioni lavorative sempre più dure, ma sottolinea anche l’urgenza di affrontare il fenomeno delle burakku kigyō e la necessità di riforme per garantire un ambiente di lavoro più sano e sostenibile. Le conseguenze di tali pratiche non si limitano ai singoli individui, ma si estendono a tutta la società giapponese.

Negli ultimi anni, il governo giapponese ha iniziato a rispondere a questa situazione critica, introducendo leggi e riforme volte a limitare le ore di lavoro e a migliorare le condizioni lavorative. Tuttavia, il cambiamento è lento e le resistenze culturali sono forti. Le burakku kigyō continuano a operare, spesso nel silenzio, mentre i lavoratori lottano per ottenere un riconoscimento adeguato e per vedere rispettati i propri diritti.
Le Black Companies rimangono una sfida significativa per il Giappone contemporaneo facendo emergere la necessità di un ripensamento profondo della cultura del lavoro, promuovendo un equilibrio tra vita professionale e personale che possa garantire il benessere dei lavoratori.