An Ugly Truth
{L’ultimo libro-inchiesta su Facebook}

di “Bettina” Abby Wright {Brixton-London}

Uscito negli Stati Uniti il 13 luglio, scritto da due autorevoli reporter del New York Times, Sheera Frenkel e Cecilia Kang, An Ugly Truth: Inside Facebook’s Battle for Domination, è un libro-inchiesta, oggetto di attenzione di molti analisti e commentatori, coinvolti nel recente (e ampio) dibattito sui social network.
Questa inchiesta, esplora in profondità i meccanismi interni dell’azienda e dei suoi alti dirigenti, in una serie di scandali avvenuti tra il 2016 e il 2021. L’aggettivo “Ugly” (brutto, minaccioso), che compare nel titolo, deriva da un promemoria scritto da uno dei vicepresidenti di Facebook, che evidenziava, che molti dei difetti percepiti della piattaforma, erano scelte di design deliberate di proposito.

“Molti dei problemi di Facebook
sono incorporati nel modo
in cui fanno affari.
Il vero modello di business su cui si basano è quello di tenerti sempre online”.

La società da trilioni di dollari deve mantenere gli utenti coinvolti per raccogliere dati e vendere annunci. Il libro racconta gli impatti a lungo termine di questo modello di business di successo. Le due gionaliste, raccontano di aver condotto oltre 1.000 ore di interviste con 400 persone, inclusi dirigenti Facebook, attuali ed ex dipendenti, ex investitori e consulenti di Facebook, avvocati e attivisti che combattono contro quest’azienda da molto tempo.

“An Ugly Truth” esamina da vicino “un vero e sorprendente schema”, rivelando che anche la leadership aziendale, veniva costantemente colta alla sprovvista quando accadeva qualcosa di significativo. Ad esempio, rivolgendosi all’allora candidato presidenziale Donald Trump, utilizzando gli algoritmi dei feed di notizie per dominare l’attenzione sulla piattaforma, senza tener conto dei segnali di allarme forniti da altri dirigenti all’interno dell’azienda.

Tra le tante cose emerse, un altro clamoroso “difetto” nella piattaforma, che le due giornaliste hanno fatto emergere in questa inchiesta, è l’accesso libero che tutti gli ingegneri di Facebook – circa 16.000 – potevano avere ai vari back-end degli utenti, fornendo più informazioni di quelle disponibili pubblicamente sui loro profili. Alcuni ingegneri abusavano di quel potere: spesso usavano l’accesso per stalkerare digitalmente le donne a cui erano interessati.
Cinquantadue le persone che sono state licenziate per aver abusato del loro accesso ai dati degli utenti, dati che includevano dettagli intimi in tempo reale, come ad esempio, il ristorante in cui una persona stava cenando, ma anche previsioni sul comportamento futuro.
Zuckerberg si dice sia rimasto “sconvolto” quando ha saputo quanti dipendenti hanno abusato del loro accesso, ma se le fosse stata data la possibilità di intervistarlo, dice nel libro la coautrice Sheera Frenkel, gli avrebbe chiesto perchè non capirlo prima.

“Queste persone venivano sempre licenziate, ma non poteva Mark Zuckerberg capirlo prima, visto che è stata istituita proprio da lui questa politica di trasparenza, dando a questi ingegneri libertà di accesso a tutto?”

Questo libro tratta delle responsabilità di Facebook nella diffusione di comportamenti legati alla disinformazione, all’incitamento all’odio, alle teorie del complotto e alla violenza. E le responsabilità (ahimè) sono principalmente definite in termini di interessi economici a discapito della gente. Le autrici vogliono che le persone leggano “An Ugly Truth” poiché i problemi evidenziati non si stanno risolvendo, anzi, hanno bisogno di soluzioni urgenti ed immediate.

“I social media sono qui”, conclude questa libro-inchiesta. “E saranno in giro per il resto della nostra vita.”