Gerardo Dottori, l’ultimo futurista.
{La scoperta dell’areopittura}

di Monica Bani {Fotografa}

Siamo ad inizio ‘900 quando nasce il Movimento Futurista ad opera di Tommaso Marinetti, una nuova definizione di espressività rivolta a tutte le arti, pittura, scultura, letteratura, poesia, architettura, cinema e fotografia, segnando uno stacco netto con il concetto di arte del passato e di ogni forma espressiva tradizionale, ispirandosi al dinamismo della vita moderna e proiettandosi verso il futuro,  fornendo un modello a tutte le successive avanguardie che si svilupparono in altri paesi d’Europa: in Russia, Francia, negli Stati Uniti e in Asia.

Uno dei punti cardine del Futurismo è la modernità, l’avanguardia del presente che decide un taglio netto con il passato, anche in modo a volte un po’ violento. Da ricordare un episodio dell’epoca accaduto a Firenze, dove un gruppo di futuristi, con a capo Tommaso Marinetti, scatenò una rissa al caffè delle Giubbe Rosse a seguito di una discussione con un gruppo di intellettuali, che poco apprezzavano il nuovo movimento, non ritenendo i futuristi abbastanza all’altezza per essere chiamati “artisti”.

Numerosi furono gli esponenti del movimento futurista, ma oggi ho deciso di parlarvi di Gerardo Dottori, un genio della pittura che rimase fedele alla corrente futurista anche quando, con la fine della Prima Guerra Mondiale, il movimento artistico iniziò il proprio declino.

Gerardo Dottori (Perugia, 1884-1977) nasce da una famiglia di umili origini, ben presto emerge il suo talento artistico e, pur lavorando come commesso presso un antiquario e restauratore, non abbandona questa passione frequentando corsi serali presso l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” nella sua città.
Nel 1906 si diploma all’Accademia e si trasferisce a Milano, sia per avere maggiori possibilità economiche, sia per le nuove opportunità artistiche che Milano offriva.
Nel 1912 aderisce al Movimento Futurista, dopo l’incontro con alcuni intellettuali fiorentini che fondarono la rivista d’avanguardia “La Difesa dell’Arte” e un gruppo di artisti (musicisti, pittori, scrittori) in netto contrasto con i vecchi insegnamenti accademici. Adesione che diede vita alla sua ricerca, che sfocerà poi nella nuova corrente futurista dell’Aeropittura, di cui Gerardo Dottori diviene massimo esponente, contribuendo alla stesura del Manifesto dell’Areopittura firmato nel 1929 con Tommaso Marinetti, Giacomo Balla ed altri esponenti della corrente futurista.
Gerardo Dottori espose le sue opere in tutta Italia, ma la sua terra, l’Umbria, fu quella che più gli rese onore, eleggendolo a maestro indiscusso e dove morirà, nella tranquillità della sua casa.

Ancora oggi Perugia gli rende omaggio con una esposizione permanente al Museo civico di Palazzo della Penna, in Via Podiani 11, ed lì che durante una visita, mi sono imbattuta nelle sue opere rimanendo catturata dal suo mondo “in volo”.

Mediante gli stati danimo delle velocità aeroplaniche ho potuto creare il paesaggio terrestre isolandolo fuori tempo spazio nutrendolo di cielo per modo che diventasse paradiso”

La prima cosa che mi ha colpito è stato il contrasto tra i quadri esposti e lo spazio espositivo: la modernità dell’opera e l’antichità delle sale, il Futurismo e la Storia. E quel contrasto, che inizialmente poteva essere fastidioso e dissonante, mi ha portato, improvvisamente nella corrente artistica e dentro il sentire degli artisti in quel momento storico , quando affermavano con forza la loro nuova visione del mondo.
Ma soprattutto, mi ha portato a scoprire e a conoscere la visione di Dottori, raccontandone la realtà così, come lui la percepiva: un fenomeno in divenire.

Osservando i quadri al Museo della Penna, mi sono persa in tutte le prospettive in cui l’artista ci fa osservare la realtà, mi sono sentita come un uccello che sorvolando il mondo vede tutto con una sguardo aperto a 360°, perché ci si immerge in una realtà entrandone a farne parte, avvolta e catturata dai vortici centrifughi e centripeti che caratterizzano le sue opere.

La compenetrazione delle forme, gli andamenti lineari, i colori vibranti e il dinamismo, sono gli aspetti fondanti del movimento futurista che Gerardo Dottori ha sicuramente interiorizzato e che riversa nelle sue opere, con l’aggiunta della sua visione mistica della natura e del soggetto stesso.