CreatiVITÀ {famigliare}

di Elena Tortora {Designer, Graphic and Color Designer}

Fin da piccolina ho sempre affrontato tutti i problemi o limiti che si presentavano sulla mia strada con “creatività”, oggi più che mai, sono convinta di quanto sia stato utile e fondamentale per riuscire ad andare oltre e non abbattermi mai, essere consapevoli di avere sempre a disposizione “un asso nella manica”, una forza innata e poi coltivata quotidianamente per trovare un piano B, C, D ecc…

Anzi la creatività spesso nasce proprio da una frustrazione, è la capacità di trovare soluzioni a problematiche di ogni genere aprendosi a nuovi scenari e mettendosi in gioco cercando di uscire dalla propria confort zone.

Da bambina il processo creativo era spontaneo e inconsapevole, e i miei genitori di sicuro mi hanno aiutato lasciandomi molta libertà (spesso più di quella che ritrovavo in parecchi miei coetanei) e sostenendomi poi nelle mie passioni e attitudini.

Crescendo ho imparato a riconoscerlo, nutrirlo e utilizzarlo al momento giusto e grazie anche alle mie scelte in ambito scolastico (Laurea in industrial design seguita da master in color design) ho avuto la possibilità di apprendere metodi specifici atti a sviluppare processi e idee creative.

Oggi che sono mamma di due bimbe più che mai mi rendo conto di quanto la creatività sia la mia migliore amica ed alleata nello svolgere i vari ruoli che mi trovo a ricoprire nell’arco della giornata.
Non si è creativi solo in ambito artistico, lo si è a 360 gradi nella propria vita, dal mattino appena svegli a quando si spegne la luce sul comodino prima di addormentarsi, anzi lo si è anche nel mondo dei sogni… più di una volta al risveglio da un sogno ho trovato spunti interessanti per un nuovo progetto.

Da genitore, tra i mille errori che, consapevolmente o meno, compio ogni giorno nell’educare le mie figlie tengo sempre ben chiaro in me l’obiettivo di aiutarle a sviluppare la loro creatività che, per esperienza, so le aiuterà per tutta la vita. E come fare? Un grande aiuto l’ho trovato nella lettura: educatori, pedagogisti, psicologi, filosofi e creativi come per esempio Bruno Munari, hanno già approfondito questo tema e talvolta al punto da crearne un vero e proprio metodo educativo fondato sullo sviluppo della creatività (vedi Montessori). Per quanto mi riguarda non ho mai voluto seguire alla lettera uno solo di questi metodi o insegnamenti, trovo personalmente più utile invece conoscerne diverse interpretazioni in modo da trarne ispirazione e suggerimento nelle situazioni a me più congeniali.

Credo che lo sviluppo creativo dei bambini avvenga in primis dando loro ascolto e di conseguenza libertà e fiducia, cercando nel frattempo di fornirgli i mezzi che si ritengono più idonei a realizzarsi. So che tutto ciò non sempre risulta semplice e immediato, ma con un po’ di sforzo e magari individuando dei momenti ideali e specifici in cui la nostra attenzione di genitore può essere focalizzata solo sui nostri figli, potremo scoprire quali siano le loro aspirazioni o disagi e da lì partire…

Spesso mi capita di proporre alle mie bimbe qualche piccolo laboratorio artistico utilizzando materiali di riciclo (il riciclo di per se è un ottimo esercizio di creatività) per esempio realizzare un simpatico gufetto da un vecchio rotolo di carta igienica o un “acchiappasogni” con legnetti e conchiglie raccolte in spiaggia, mostrare qualche esempio, poi aggiungere colori, colla, nastrini, vecchi ritagli e chi più ne ha più ne metta… Dopodiché non devo far altro che lasciarle libere di esprimersi aiutandole solo su loro richiesta. Il risultato nella quasi totalità delle volte si allontana in modo stupefacente dalla mia idea iniziale, prende forme e finalità inaspettate ma altrettanto belle e inedite, creando uno scambio reciproco di improvvisazione e conoscenze dal quale veniamo tutte arricchite.

Oppure talvolta capita che qualche gioco venga rotto o se ne perda un pezzetto, la reazione immediata è di tristezza e sconforto, ma nel provare a ripararlo “creativamente” ci si rende conto del valore aggiunto e della personalizzazione che gli si può regalare tanto da farlo diventare un gioco nuovo e unico.

A questo punto mi piace citare Daniel Goleman, nel suoi libro “Lo spirito creativo” in cui ci spiega il caso di un bambino di poco più di 10 anni che dice alla mamma che deve realizzare un cortometraggio horror per un progetto scolastico. La mamma gli compra quindi della marmellata di ciliegie, la più rossa di tutte, e la usa per sporcare gli armadi. Poi gli mette in mano una telecamera e gli permette di utilizzare la sala come studio di registrazione. Quel bambino era Steven Spielberg.

Essere creativi in famiglia vuol dire andare oltre il proprio punto di vista, essere disposti a farsi spiazzare, entrare in una logica di problem-solving dove la soluzione non è lunico obiettivo, ma anche quanto avviene mentre lo cerchiamo che resta come bagaglio prezioso. Un genitore che si mette in discussione, che si inventa nuovi modi per stare con il figlio, per giocarci, per ascoltarlo educa anche lui a questa modalità.

Vorrei concludere questi miei pensieri con una frase di Marcel Proust:
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”.

 

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